15 Giu La donna negli ordini iniziatici
Fin dai primordi della storia spirituale dell’umanità, la concezione della separazione duale dei sessi, maschile e femminile, ha portato a riflessioni profonde alcune fra le menti più illuminate di ogni epoca. Fin dall’antichità, si riteneva che nella donna confluissero spontaneamente le energie del macrocosmo attraverso i grandi cicli naturali come la luna, le maree e le stagioni, che trovarono corrispondenza analogica nella gravidanza, nel parto e nell’allattamento. Per questo le raffigurazioni artistiche intorno al 4000 a.C. riproducevano la donna con seni, fianchi e ventri enormi ad enfatizzarne la fertilità. Questa caratteristica di generare vita da sé, la elesse al rango di Dea e il principio maschile finì per non essere considerato divino, creando così uno sbilanciamento nell’ordine armonico del Grande Architetto dell’Universo. La storia dell’evoluzione umana portò successivamente ad un ribaltamento della concezione divina. Tale cambiamento fu determinato dalle incursioni dei popoli indoeuropei che invasero l’Europa e l’Asia intorno al 2500 a.C. La forza maschile che provvedeva alla sussistenza, che combatteva per la protezione delle terre, della famiglia o delle tribù ebbe il sopravvento e da quel momento, il senso della divinità che il popolo esigeva e viveva, era divenuto maschile. Gli antichi sacerdoti erano considerati esseri spirituali che potevano dialogare ed ottenere favori dalle divinità, mentre alle donne veniva addirittura negato l’ingresso al Sancta Sanctorum di ogni Tempio, rovesciando e ricreando così la disarmonia all’interno del progetto divino. Con l’andare del tempo, tutte le tradizioni religiose e gli ordini spirituali si sono adeguati a questa rappresentazione distorta della divinità e, a parte qualche rarissima eccezione come le sacerdotesse Celtiche alle quali era concesso celebrare i rituali, oppure alle vestali romane alle quali era concessa la custodia del sacro fuoco del tempio, alle donne venivano concessi esclusivamente compiti divinatori e oracolari.
Ma questa Antica Sapienza guidata da grandi iniziati hanno tentato attraverso i secoli per mezzo di simboli e allegorie, di ricondurci a questa semplice verità: Maschio e Femmina sono Uno!
Il simbolo più antico che storicamente l’umanità ricorda, e che ci richiama con forza all’unità come risoluzione della dualità è il CADUCEO. Un mito che ci perviene da una tradizione antica, quella egizio-greca, ci racconta di un mitico personaggio destinato a diventare uno dei precursori del moderno esoterismo: Hermes. Si narra che egli incontrò nel bosco due serpenti che erano in lotta fra loro; intuì che quei due rettili simboleggiavano la percezione conflittuale dualistica esistente fra l’impulso maschile e quello femminile, che pone il genere umano in balia di quella contrapposizione archetipale che impedisce la vera unità divina, e inserì fra i due contendenti il suo bastone a suggellare un atto magico cosciente. A quel punto i due serpenti si innamorarono, si arrotolarono attorno alla verga che divenne alata e sulla cui sommità si incastonò miracolosamente un diadema. Da allora la tradizione afferma che quel simbolo diventò uno strumento del VERO potere iniziatico che permette lo scambio di relazioni spirituali fra Maschio e Femmina, Spirito e Materia, Dio e l’Uomo. La dualità si risolve nella fusione dei due opposti, Maschio e Femmina rappresentati dai due serpenti in amore, che generano un terzo aspetto, la verga alata, il Figlio, il messaggero fra Dio e l’uomo. L’eterno Principio Maschile e quello Femminile non più in contrapposizione, diventano UNO al servizio del Proposito del Grande Architetto dell’Universo.
Anche la tradizione ecclesiastica, fin dai primi anni, entrò in contraddizione storica con la concezione dell’impulso femminile attribuendo inizialmente alla Madonna grande considerazione come “Umile et alta Creatura”, salvo poi escludere l’elemento femminile dalla celebrazione di rituali o liturgie e soprattutto, estromettendo tale impulso dalla Trinità creatrice. L’unica Triade Spirituale infatti, che non contiene l’elemento femminile è proprio quella ecclesiastica. In Egitto, tanto per citarne alcune, vi erano Osiride (padre), Iside (madre), Horus (figlio); in Caldea Anum (padre), Muz (madre) Konsu (figlio); fra i Celti Aesar (padre), Anu (madre) e Ain (figlio); e così via. Un altro errore della chiesa è aver teorizzato la castità assoluta come principio di salvezza, inaridendo e limitando l’azione delle antiche tradizioni che davano al principio femminile il potere di trasformazione della materia grezza in materia sublime. Per dirla come gli antichi alchimisti: trasformare il piombo in oro!
Per meglio comprendere il rapporto duale della spiritualità, possiamo fare ricorso ad un altra tradizione in questo caso orientale confermando, semmai ce ne fosse bisogno, quanto la verità UNA non sia di pertinenza di una sola tradizione. La spiegazione del simbolo della tradizione taoista, assume una colorazione poetica e quindi non cozza contro il falso moralismo occidentale che tende a separare luce e ombra come parti completamente smembrate fra loro. Yin e Yang rappresentano appunto la bipolarità ad indicare che l’universo intero si fonda sulla comprensione di questa legge assoluta che crea, sostanzia e ritma la vita attraverso questi due principi che non vengono visti come separati, ma assolutamente uniti e dipendenti fra loro, generanti un terzo aspetto. Lo spazio all’interno del cerchio, secondo gli orientali, è diviso in due colori opposti e questo è ciò che permette di definirli. Lo Yin, aspetto ombra, è nero, rappresenta ciò che nella dualità è considerato ricettivo, femminile e quindi custode della luce. Lo Yang, aspetto luce è bianco, a rappresentare ciò che invece è creativo, penetrante, maschile. Non esistono spazi grigi all’interno del diagramma, in ogni punto l’uno o l’altro colore si manifesta solo per contrasto con il suo inverso. Yin e Yang si fondono a vicenda e non possono sussistere indipendentemente l’uno dall’altro; sono inscindibili e comunicanti. La linea che divide il cerchio, e che analogicamente è da riferirsi alla verga alata del caduceo, in questo caso non è una linea retta perché rappresenta il rapporto dinamico fra i due; un modello di movimento perpetuo auto regolato dall’amore. Questo rapporto ricorda moltissimo anche se con altre caratteristiche, i due serpenti del caduceo.
Oggi sta nascendo un nuovo impulso! Con l’avvento della Nuova Era profetizzata dal Cristo e da tutte le Grandi Guide dell’Umanità, è giunto il momento in cui tutti gli Iniziati di ogni Ordine e Tradizione possano accostarsi sempre più alla profondità del mistero della vita. Come in alto così in basso, come in basso così in alto di Ermetica memoria ci ricorda che, se per generare un figlio sul piano fisico abbiamo bisogno di una donna, per generare una VERA Fratellanza di Iniziati, abbiamo necessità di “TheoTokos” (generatrice di Dio), il principio femminile sacro che sappia mettersi al servizio del Grande Architetto dell’Universo. Nella Genesi è scritto: Dio creò l’uomo a Sua immagine e somiglianza; maschio e femmina li creò. E come disse il Maestro Aurobindo: “Senza di Lui io non esisto, senza di me Egli è immanifesto”
Solo uniti all’impulso femminile siamo la Sua manifestazione!
Solo insieme a questo impulso possiamo generare!
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